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L’Immacolata Concezione e il culto della Dea Madre

Pio IX con la bolla “Ineffabilis Deus” proclamò Maria priva del peccato originale.
Il mondo cristiano si prepara alla futura nascita del Sole di giustizia (Cristo) rappresentata dal solstizio invernale.
Per questo motivo l’8 dicembre ancora oggi in varie città italiane si accendono i falò o si sparano fuochi d’artificio (come a Palermo). Una delle manifestazioni più significative si svolgeva a San Cataldo in provincia di Caltanissetta: il 7 dicembre i notabili del luogo andavano nelle campagne a raccogliere grossi rami di lauro, ne strappavano i rametti e li gettavano ai paesani. I più veloci s’impossessavano di un rametto col quale partecipavano, la sera seguente, alla processione in onore della Madonna illuminata da fiaccole e lumini. Quei rametti di lauro erano il simbolo del Salvatore di cui Maria era figlia e madre allo stesso tempo.
Il 10 dicembre nelle Marche si celebra la solennità della Beata Vergine Maria di Loreto. La Casa della Madonna è considerata una ierofania misteriosa, un luogo sacro che sprigiona energie spirituali; in pochi sanno che il nome Loreto deriva da Lauretum (boschetto di lauri).
L’alloro era la pianta sacra ad Apollo, dio del Sole. Quale solennità poteva meglio introdurre il mistero del Sole nascente se non questa?
Per sostenere la rinascita del sole bambino, anticamente si festeggiava (e ancora si festeggia) la Notte dei Faugni (dai rituali pagani Fauni Ignis). Ogni anno all’alba dell’8 dicembre nella città di Atri, vengono accesi grandi falò davanti le chiese o lungo le strade.
L’otto dicembre era una data importante per diverse culture. Gli antichi egizi celebravano Nieth, dea guerriera raffigurata con arco e frecce, protettrice della caccia ma anche della morte, in seguito accostata ad Iside.
Iside era la Signora della natura e della magia, della fertilità e della purezza. Con l’avvento della dinastia tolemaica (323 a.C.) il suo culto si diffuse in tutto il Mediterraneo e nel secondo secolo d.C. Roma divenne il centro della religione di Iside. I romani avevano attribuito alla Dea vari nomi: raggio di sole, madre di Dio, colei che tutto cura, regina del cielo, madre divina, madre misericordiosa, grande vergine. Il culto di Iside verrà praticato fino al 305 d.C. raggiungendo il suo apogeo con l’imperatore Diocelziano, per poi sparire definitivamente con l’editto di Costantino nel 312 d.C.
Come la nostra Vergine, Iside veniva raffigurata seduta mentre allattava Horus, iconografia molto simile a quella delle Madonne Nere di origine paleocristiana, oppure in tunica ed con il capo ornato dal disco solare.
La grande Dea Madre, emblema della natura, con Maria, diviene “la piena di grazia”. Nella società contadina dove la fertilità era considerata un valore primario, Maria sostituisce questi culti, prendendo il posto di Demetra, come nel caso della madonna del frumento a Milano o quella del melograno di Pestum, al pari di tante altre Madonne. Nell’Apocalisse, Maria è la donna rivestita del sole, con la luna sotto i piedi e una corona di stelle sul capo.
Le divinità lunari, per la relazione della luna con le maree, erano associate al mare, ma anche alle stelle, come guida nella navigazione, impresa certamente non facile nell’antichità. E Maria diviene la Stella maris, la guida nelle tempeste della vita e nel buio del peccato.
Originariamente, la Stella del Mare (stella maris) era Afrodite, la prima a comparire sul far della sera, e la prima a scomparire alle prime luci dell’alba. Al Vespro era detta Espero, e all’alba Fosforo. Un canto mariano noto ne conserva la memoria nella metabolizzazione della stella Maria: “De l’aurora tu sorgi più bella, coi tuoi raggi a far lieta la terra. E fra gli astri che il cielo rinserra/ Non vi è stella più bella di te…”
Attraverso Maria, la piena di grazia, quindi, i simboli cosmici della fertilità della terra e delle acque legati alle dee madri, continuano a veicolare.
A ricordo della vita cosmica, l’Immacolata Concezione conserva sul suo mantello il colore azzurro del cielo e del mare; il serpente sotto i suoi piedi. Il serpente cosmico, da simbolo di perenne vitalità e di conoscenza, è stato però trasformato dal cattolicesimo in emblema di peccato, e, primo su tutti, quel peccato originale di cui tutta l’umanità sarebbe macchiata, e sul quale si è costruita e incentrata l’ideologia del riscatto (cfr: Maria Mantello, Sessuofobia e caccia alle streghe nella storia della chiesa, in “Lettera Internazionale”, n°69).
Sempre l’8 dicembre, in Grecia avevano luogo i festeggiamenti in onore alla dea Dike (o Astrea), figlia di Zeus e Tami, conosciuta come una delle tre Ore (Eunomie, Dike e Eirenie) vergine protettrice della giustizia, dei tribunali ed inflessibile punitrice dei delitti.

Bibliografia:

Erminia Orassi
https://www.vesuviolive.it/ultime-notizie/53368-culto-dea-madre-origini-pagane-dellimmacolata/
Martina Brusini
http://news.leonardo.it/festa-dellimmacolata-2013-tra-sacro-e-profano-oggi-si-celebra-la-concezione-della-vergine-maria/
Maria Mantello
http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/?p=19151

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