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La befana: il ruolo totemico della grande antenata

Tratto dal magnifico libro di Erika Maderna: “Per virtù d’erbe e d’incanti. La medicina delle streghe

La Befana, donatrice ma anche creatura potenzialmente minacciosa, riporta in vita l’ambivalenza delle grandi madri arcaiche: veglia sulla fertilità dei campi, è protettrice della sacralità dei lavori di filatura e tessitura.
Spola e fuso sono stati i primi strumenti archetipici del potere delle donne quando, ancora dee, nella propulsione dell’atto cosmico imprimevano con furia terribile la spinta circolare della vertigine creativa.
Lei che si sposta in volo, come i demoni femminili delle mitologie antiche, in realtà figure propiziatrici dei raccolti, ma soprattutto come le streghe accusate di partecipare ai sabba. Eppure, la scopa soprannaturale che la trasporta assimila il viaggio dell’antenata al volo magico dello sciamano, condotto in spirito; è posseduta da antiche presenze dendriche che le infondono soffio vitale, energia segreta, un dinamismo soprannaturale.
Tra le fibre del suo bastone sopravvive la sacralità dei rami fatati, le sue setole profumano di saggina, di verbene, di erica, di ginepro: erbe che scacciano il malocchio, tengono lontane le forze antagoniste.
La scopa, oggetto rituale di pulizia e purificazione degli ambienti sacri, ammucchia, raccoglie ed elimina le scorie inutili, spazza via ciò che non serve, allontana le impurità e riordina. Anche i resti possiedono una loro magia.
Ma soprattutto la strega bruciata si ripropone alla nostra memoria in molte tradizioni legate ai riti del solstizio e alla notte dell’Epifania, quando, nell’estensione collettiva della festa, sui falò viene gettato il fantoccio di una vecchia, talora chiamata stria, simulacro dell’anno trascorso che muore.
Tra le faville scoppiettanti la Vecchia recita il suo ruolo totemico di Madre Natura sfinita dall’inverno, che ha concluso le tappe vitali attraverso le stagioni; è stata fanciulla in primavera e poi donna feconda nei mesi della calura estiva; giunge per lei il tempo di svanire nell’assopimento, ma solo per predisporre il nuovo ciclo vitale. Porta con sé tanti dolcetti da donare ai bimbi, a rappresentare l’energia vitale latente.
Nel giorno dell’Epifania, il fuoco epura la dimensione dei vivi dalla presenza di entità nocive: le sue faville parlano, per chi sa interpretare il lunguaggio arcano, la direzione e il crepitio. Svelano il futuro.
La Befana, che interpreta lo spirito della grande antenata, si è manifestata ai vivi nella veste di benefica donatrice: ha visitato i focolai domestici, rivelando il suo antico legame con l’elemento fuoco, e nell’elemento fuoco prende commiato. Le rimanenze del rogo, tizzoni, carbone e cenere, materie archetipiche e simboli del fuoco latente, verranno conservati come magici resti, talismani fertilizzanti e taumaturgici.

Tratto dal magnifico libro di Erika Maderna: “Per virtù d’erbe e d’incanti. La medicina delle streghe” Edizioni Aboca

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