Delle Anguane parlavano già alcune iscrizioni latine vecchie di duemila anni ritrovate in Lombardia. Si tratta di dediche religiose alle “Matronae e alle Adganae” .
Il termine “ayguana” inteso quale “splendida sirena” era usato anche in Francia, a Venezia (longane), Brescia (naquane), Verona (angoane), Vicenza (zuane), Trentino (gane), Alto Adige (lagane, ganes), Belluno (anguane) e varianti simili si ritrovano in tutto il Friuli Orientale. Sarebbe riduttivo legare l’essenza di queste divinità all’acqua o ai loro corpi serpentiformi (anguis). “Agane” potrebbe derivare da “gana o ganna”, che significa “crepaccio, mucchio di sassi, costa dirupata”.
Queste figure mitologiche originariamente avevano un aspetto femminile; erano magnifiche, giovani donne, con lunghissimi capelli biondi, e si potevano incontrare prevalentemente di notte, accanto a grotte, caverne, fiumi. Di solito, vivevano in gruppo: si parla di “anduane del Bus de la Lum” in Cansiglio, di “Bus de le anguane” a Budoia e sono tre o quattro per luogo.
Nel mondo ladino “le tre sorelle” assumono particolare importanza nelle saghe dolomitiche così come le “donne selvagge”, intese quali ninfe della selva. A volte hanno una regina o un’anguana “Madre”.
Potevano sposare un uomo ma il loro nome da “anduane” doveva rimanere segreto altrimenti avrebbero dovuto lasciare per sempre il regno umano, o in alcuni casi, sarebbero potute tornare solo la notte, per vedere i bambini dormire e fare le faccende domestiche. Col cristianesimo, le anguane divennero meretrici o addirittura donne vecchie, pelose, con i piedi storti o gambe caprine.
Nelle leggende venete le anguane lavano la biancheria e conservano qualche tratto animalesco, tanto da essere definite “gambedegal”; potevano anche trasformarsi in serpi o capre. Essendo collegate ai riti per propiziare la fertilità, pare probabile che fossero associate in qualche modo a Pan, il dio silvano protettore di pascoli, dei monti, delle selve, della campagna e dei suoi abitanti.
E’ interessante notare che le agane del lago Scin (dopo Cortina) erano le lavandaie del dio delle selve che abitava il Faloria.
Le anguane, infine, potevano dimostrarsi estremamente benevole nei confronti dell’uomo, aiutandolo nei campi, prevedendo il futuro, controllando gli agenti atmosferici, propiziando la fertilità del bestiame e delle donne che si bagnavano nelle loro acque. In altri casi (specie dopo l’arrivo della Nuova Religione) sono descritte come esseri crudeli, serve del diavolo, mangiatrici di uomini o bambini, incantatrici nefaste, scatenatrici di tempeste.
Nel Cansiglio e nel Veneto prevale la variante della bontà: sono spiriti delle acque che fanno nascere figli dalle caratteristiche divine, o anime dei trapassati che vivono nei palazzi nascosti fra le Dolomiti.
Lux