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Madonna della Runal

IMG_8755E’ un sentiero abbastanza aspro quello che da Palughetto porta alla Madonna della Runal.
Ci si incammina in una foresta che ha iniziato a vivere 14.000 anni fa: IMG_8699il terreno è nero, fertile, impregnato d’acqua e roccia. Improvvise folate di vento rinfrescano il mio viso e lascio sussurrare i teneri rami di betulla, faggio e abete rosso.
Ogni tanto mi fermo ad osservare alcuni punti: tutti quei “pertugi”, quei tronchi cavi, quei massi, mi fanno sentire osservata quasi come tante sentinelle invisibili comunicassero fra loro. Alle mie spalle compare un gruppo di viandanti, che visto il sentiero, decidono di “invertire il senso di marcia” ed andarsene. Mi tiene compagnia una farfalla arancione che di tanto in tanto si posa sui numerosi crochi viola.
Mentre mi guardo attorno per scorgere la chiesetta della Runal sento un fruscio. L’elemento “sorpresa” fa parte della montagna, dei suoi sentieri e della vita in generale. Tre bellissimi cerbiatti a debita distanza mi scrutavano con aria stupita. Decido di proseguire e lasciarli in pace, affronto l’ultimo tratto scosceso e finalmente arrivo alla vecchia dimora del Faggio dove la Madonna ha deciso di posare il suo vigile sguardo verso  valle.
Osvaldo Noro scrisse: “Lungo quella strada esisteva un capitello votivo (tariól) che ospitava un bel quadretto raffigurante la Madonna, venerata con l’appellativo di Madóna de ‘l bósc. A questo punto varie sono le versioni della storIMG_8718ia: una racconta che il capitello era in rovina e i boscaioli decisero di spostare il quadro da un’altra parte, in un nuovo capitello. Così fecero ma la mattina seguente lo trovarono appeso al ramo di un faggio che cresceva accanto al vecchio capitello. Lo strano evento continuò a ripetersi  finché i boscaioli decisero di tagliarlo. Ma qui avvenne il fatto miracoloso: tutte le scuri adoperate per abbattere il  tronco al primo contatto col legno inspiegabilmente si rompevano. Questo fatto straordinario fu interpretato come il desiderio della Vergine di restare in quel luogo e lì i boscaioli e gli abitanti di Farra e di Spert eressero l’attuale Santuario della Madôna del bósc protettrice  dei boscaioli (ora il Santuario della Madonna del Runal).
Un’altra versione racconta che stupiti per le ripetute sparizioni gli abitanti di Farra una notte chiusero la chiesa, ne sprangarono le porte ed organizzarono dei turni di vigilanza. Senza alcun risultato: il quadretto ricompariva sempre appeso al solito faggio. Allora questa volta decisero di tagliare l’albero ed ecco un altro fatto miracoloso. Dopo il primo colpo di scure l’attrezzo si conficcò talmente a fondo nel legno che fu impossibile toglierlo. Intervennero prima uno, poi due e tre, infine quattro uomini e la scure si staccò. Tra lo stupore dei presenti dal tronco uscì un fiotto di sangue. Cosa pensare? Un miracolo? O piuttosto un segno? Per i nostri vecchi quello era un segno: espIMG_8779rimeva il desiderio della Vergine a voler rimanere là.”
Ancora oggi in quella chiesetta immersa nel verde l’otto settembre si venera il famoso quadretto. La Vergine nel corso degli anni operò un gran numero di miracoli. Sempre a titolo di devozione alla Madonna del Runal quando le donne di Farra erano in attesa di un figlio dicevano che andavano a prenderlo non sottIMG_8771o il cavolo  ma sotto il faggio!
L’alberò ahimé oggi non c’è più dal momento che i fedeli  ne staccavano di volta in volta qualche pezzetto per portare nelle loro case la benedizione della Madonna.
Sarà un caso ma  sulla via del ritorno ho trovato un ciuccio appeso ad un ramo.
Madre Terra, Madre Acqua, Madri Celesti sembrano ricoprire questo luogo della loro energia.

“Nel punto dell’attuale chiesa ci sono tutti i segni del sacro e del magico: il crocicchio di strade, la sorgente, la profonda incisione, il bosco, il faggio, la sorgente. L’intuizione popolare ha chiamato quella Dea materna e dispensatrice di vita Madona del Bosc. Lei vive ancora, mentre il grande faggio, il patriarca è stato tagliato. Le richieste e i riti, avvenivano tramite l’incisione, di segni sulle cortecce degli alberi o scolpiti sulle rocce. Ma col Concilio di Trento, tutti quei segni furono estirpati dall’Antica Foresta. Nelle tradizioni locali si è conservata l’idea che questo posto è dedicato alla femminilità, alla procreazione ed infatti alcuni proverbi dell’Alpago sembrano confermarlo: “I boce nasse sote al fagher de la Madona”, “Se devi sposar na dona, prima va su a la Madona” (I bambini nascono sotto al faggio della Madonna/ Se devi sposare una donna, prima vai su dalla Madonna). La giornata a lei dedicata è l’otto settembre, tempo di raccolto. Alla sera che precedeva la festa, una fiaccolata si recava sul vicino Monte dei Griti dove venivano accesi grandi falò. Con la fiaccolata si salutava il Padre sole che andava lontano, riscaldando meno Madre Terra. Il giorno dopo, si saliva in processione e le donne, tornavano a casa con una bottiglietta d’acqua della sorgente e un rametto di faggio (albero cosmico legato a Giove).”

Tratto da: Cansiglio Nostra Signora, di Toio de Savorgnani.

 

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