Vi lascio questo estratto di un bellissimo libro: “Cansiglio Nostra Signora” di Vittorio de Savorgnani perchè le parole di questo scrittore immortalano meglio di me l’essenza viva del luogo che io non posso raccontare senza che il sentimento prevalga.
Ma che cosa significa “Mate”? Difficile che rievochi il ricordo di alcune donne uscite di senno mentre non si può del tutto escludere che, trattandosi di una cavità, fosse associata al principio della femminilità per cui uno dei nomi antichi, ma non il più antico, fosse Ander de la Mater oppure il nome potrebbe derivare dall’uso di ricoverarci le pecore.
Sembra di percepire delle presenze, come se qualcuno o qualcosa ancora abitasse l’antro. Questo può accadere agli animi più sensibili ed aperti. Tutto logico, fin troppo. La Palantina è un valico, da sempre un importante luogo di passaggio, con un esile sentiero che arriva da sud, dalla parte della pianura, la cosiddetta “furlana”.
Sentiero che piega verso ovest e in pochi minuti fa giungere olla forcella dalla quale si vedono sia il Pian Cansiglio che i monti Pizzoc e Millifret. Poche centinaia di metri più a valle dell’antro si trova una lama, quindi una preziosa ed inaspettata riserva d’acqua, lassù a 1600 metri di quota, in zona intensamente carsica. Buona per gli uomini ma anche per gli animali, che qui venivano a bere diventando prede di antichi cacciatori.
Così, forse, tornando indietro nel tempo di migliaia e migliaia d’anni, l’Ander de le Mate svolgeva una funzione ben precisa, quando piccoli gruppi di cacciatori nomadi si spostavano in cerca di animali da predare. Non conoscevano ancora l’agricoltura o forse la montagna era il luogo in cui rifugiarsi per sfuggire dalle pianure paludose e malariche, sopportabili solo in inverno quando, su in alto, boschi e crode erano coperti di neve e resi sterili dal gelo.
A primavera le tribù, i clan, le famiglie, prima sostavano in collina e poi, quando le prede cominciavano ad essere più rare poiché migravano verso l’alto, anche loro salivano verso i boschi freschi e verso la piana dei Cansiglio nascosta al loro interno, e forse proseguivano verso i gruppi dolomitici più a nord. Oppure, se il Piave costituiva una invalicabile barriera, si sparpagliavano sui vari rilievi alla sua sinistra orografica.
E’ per questo che sui valichi sono quasi sempre posti segni di religiosità quali croci, capitelli e cappelle, o almeno quelle piccole piramidi di sasso dette “ometti”, alle quali ogni viandante consapevole aggiunge un ciottolo quale richiesta di protezione e resa di omaggio al mistero.
Sembra che fossero casi relativamente frequenti. Quello della magia è sempre stato un mestiere pericoloso.
Abbandonato l’Ander i piccoli gruppi si dirigevano verso la piana del Cansiglio, dove giungevano prima di notte, in tempo per allestire l’accampamento.
Ma gli antichi culti legati all’acqua delle risorgive e ai riti della fertilità erano durati per migliaia di anni. Sembra che questi luoghi fossero notissimi con continui e periodici pellegrinaggi perfino dalle attuali Austria e Slovenia e non solo da tutta la Carnia.
I nostri progenitori venivano a queste sacre sorgenti per bagnarvisi, uomini e donne insieme allo scopo di mescolare le energie di diversa polarità. Addirittura si accoppiavano in acqua per vincere la sterilità o per mettere al mondo figli benedetti dalle protettrici delle fonti, le Aganis che forse, attraverso l’acqua, trasmettevano ai nascituri un po’ della loro divinità. Oppure era semplicemente un modo per ritualizzare l’atto sessuale, praticandolo in luoghi di intensa e commovente bellezza, tra acque cristalline, salici, alti alberi e fiori di tutti i tipi.
Le belle e provocanti Aganis, custodi delle acque e della fertilità, divennero Paganis, creature malefiche che inducevano alla perdizione, oppure streghe orrende, a volte antropofaghe con particolare predilezione per i bambini, cioè l’esatto opposto della loro reale natura.
Ma il volgo ignorante continuava a considerarlo luogo dove venire a svolgere i soliti riti impudici e cosi, ancora a metà cinquecento, era pratica usuale, cosi come annotava scandalizzato il sacerdote Narcisso da Prampero, che era uso appendere dentro la chiesa richieste di grazia o ex voto in forma di “…membri genitali fatti d’argento…”.
Allora fu costruito un convento di frati francescani con il compito di vigilare affinché non si profanassero quei luoghi benedetti con atti sessuali sacrileghi dentro la chiesa o nelle risorgive. Sembra però che quei poveri frati, sottoposti a continue e frequentissime tentazioni della visione di corpi nudi in accoppiamento, cedessero con inconcepibile facilità. Cosi l’organico del monastero era sottoposto a continue sostituzioni e alla fine tutti i frati furono allontanati e il sacro edificio abbandonato.
Ci sono un sacco di posti straordinari in giro per l’Italia. Tu hai la fortuna di avere “un bel pò” a portata di mano!
Grazie per queste notizie. I tuoi studi sono sempre ben fatti e ben approfonditi!
Brava!
Joh
Che bel post, Sara! I nomi sono assolutamente evocativi e si percepisce benissimo dalle tue parole il fascino del posto. I “luoghi delle Salamandre” sono sempre tanto pregni: fuochi e acque nascosti ma potenti. Grazie per questa bella testimonianza! Molto interessante.
Sono contenta che vi sia piaciuto il post. Era da tanto che volevo parlarne, però non è semplice quando un luogo ti emoziona tanto.
E per qualche motivo so che la montagna avrà sempre qualcosa da insegnarmi.