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Tiadi: divine nutrici, donne selvagge

“Abbiamo bisogno della Dea perché essa spezza gli stereotipi del femminile, liberando in tal modo le donne dai limiti impliciti in uno stereotipo dato. Le donne possono essere al tempo stesso forti e belle, femminili e guide sapienti, madri e partecipi di una cultura. Se la Dea ci offrisse solo questo, sarebbe già abbastanza: ma sembra che essa apporti molto di più. La Dea completa l’immagine di Dio e apporta la totalità.”

Rita M. Gross

chi erano le tiadiSecondo un mito delfico poco noto Tia, figlia del dio fiume Cefiso si unì ad Apollo e da lui generò Delfo, eponimo della sacra città di Delfi. Tia fu anche la prima a celebrare il culto di Dioniso sulle pendici del Parnaso. Le Menadi, (Mainades) letteralmente “donne indemoniate” al seguito del dio prendevano il nome di Tiadi, le nutrici del bambino nato tre volte. A Delfi era venerato come “Liknites” il bimbo in culla che doveva essere risvegliato dalle Tiadi al solstizio di’inverno, nel mese Dadaforio (novembre/dicembre), chiamato così per via delle fiaccole usate durante la sua epifania. Dioniso fu inizialmente Phanes, il brillante, nato dall’uovo d’argento formato da Crono con l’Etere e il Caos. Più tardi rinacque come Zagreus “colui che è lacerato a brani” figura centrale della dottrina misterica orfica.
Il signore dell’Olimpo affidò Zagreus ad Apollo e ai Cureti per proteggerlo da Era. Tuttavia fu catturato dai Titani in forma di toro, fatto a pezzi e divorato. Atena riuscì comunque a salvarne il cuore e farlo assorbire da Zeus che rigenerò il terzo Dioniso con Semele, la terra, morta al sesto mese di gravidanza. Il piccolo compì la sua gestazione cucito nella coscia di Zeus.
A Delfi si celebrava il ritorno di Semele dagli inferi, pertanto Dioniso appare in rapporto simbiotico con Madre Terra, elemento stabile della sua tradizione misterica, insieme al legame con una dea della vegetazione, Arianna sua sposa.
Dioniso è l’erede di una figura ben nota nelle antiche religioni del mondo mediterraneo: il paredros della dea cioè colui che le siede vicino, ora suo sposo, ora suo figlio, ora sposo e figlio insieme. Dalla sua infanzia complicata si comprende l’importanza delle nutrici, che avevano il compito di nutrirlo, allevarlo ma anche di compiere i riti misterici per risvegliarlo dalla sua morte.
Le Tiadi praticavano rituali di tipo estatico sulle cime del Parnaso. Plutarco descrive un collegio di Tiadi sottoposto all’autorità di un archegos (una guida) che perpetuava riti molto antichi. E’ incerto se si trattasse di una collettività di donne che tentavano di fuggire dalle costrizioni della vita ordinaria.

Fonte: Forma Urbis n.3, Marzo 2016, di Simona Sanchirico

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