La celebrazione del solstizio d’estate è un evento di portata globale. Ogni cultura ad un certo punto della sua storia ha colto qualcosa di magico in questo periodo dell’anno.
I druidi celebravano lo sposalizio del cielo e della terra bruciando legno di quercia, raccogliendo vischio e rugiada.
In Finlandia durante il solstizio d’estate si celebrava la festività di “Juhannus” la festa della luce o di mezza estate. I suoi abitanti oggi trascorrono la giornata nei “mokki” fra saune, bagni e bevute di birra o sidro. Nel Sud preparano grandi falò all’aperto (juhannuskokko) per allontanare le sventure. Le donne puliscono a fondo la casa e la decorano con rami di Betulla.
In Russia la notte fra il 23 e il 24 giugno si festeggia “Ivan Kupala”. Anticamente “Kupala” era una divinità pagana della fertilità.
In slavo “Kupala” significa lavarsi nell’acqua. Se pensiamo che San Giovanni battezzò il Cristo nelle acque del Giordano il sincretismo è evidente.
In Svezia le persone ballavano attorno ad un palo decorato con ghirlande fiorite, mangiavano e si divertivano.
Nell’Isola di Man la vigilia di S. Giovanni la gente offriva dell’erba appena raccolta al il dio celtico del mare da cui l’isola prende il nome. In Irlanda e Scozia si purificava il bestiame fumigandolo con mazzetti d’erica. Risale al 1920 la tradizione di mettere una strega fatta di paglia e stoffa sui falò in ricordo delle martiri arse dalla chiesa dal 1540 al 1693. In Estonia si festeggiava “Jaanipäev” e i falò servivano a propiziare i raccolti.
In Francia la “Fête de la Saint-Jean” si celebrava con grandi fuochi nelle piazze e nei campi. Frazer riporta un’usanza della città di Luch nei Pirenei: le serpi raccolte in campagna venivano gettate in un falò decorato con ghirlande colorate al momento culminante della processione.
In Italia le celebrazioni più sentite si svolgevano a Roma, Firenze, Cesena, Torino e Genova.
In Norvegia durante il solstizio ci si sposava per celebrare la vita.
In Polonia durante la “Noc Świętojańska” la gente indossava i vestiti tradizionali e le ragazze gettavano corone di fiori nel mar Baltico, nei fiumi o nei laghi.
In Portogallo la notte di mezza estate se siete innamorati potete dichiararvi offrendo al vostro amato un “manjerico” (una pianta di basilico e dei fiori) e una poesia d’amore. Le persone inoltre si toccano la testa con l’aglio per attrarre la fortuna. Questo perché in gioventù San Giovanni sarebbe stato uno scapestrato e la gente l’avrebbe colpito lanciandogli dell’aglio.
In Spagna tutt’oggi le donne raccolgono diverse specie di piante la sera del 23 giugno. Quelle che desiderano avere un bambino entrano nel mare e si fanno bagnare dalle onde per nove volte.
In Ucraina le ragazze cercano di indovinare il futuro gettando una corona di fiori nell’acqua con una candela all’interno. Se la corona galleggia e la candela resta accesa si sposeranno presto; se la corona gira su se stessa allora dovranno attendere a lungo; se colerà a picco non avranno nessuna speranza di trovare marito.
In Bulgaria la mattina del solstizio (Enyovden) le persone guardano l’alba per assicurarsi una salute di ferro e poi raccolgono le erbe.
Tutte queste usanze celano qualcosa di molto antico: il giorno natale di Artemide e quello della sua controparte romana, Diana, era il 24 giugno. Per secoli i membri del parlamento dell’isola di Man hanno celebrato la giornata indossando rametti d’Iperico in onore di San Giovanni. Poi nel XIX secolo iniziarono ad indossare rametti di Artemisia con la scusa che apparteneva alla flora locale. Il suo nome botanico è “Artemisia vulgaris” che a Roma e in Grecia era destinata ad ornare i templi e i santuari di Diana/Artemide.
Fra le usanze più curiose di San Giovanni troviamo:
-la preparazione dei “veniki” ramoscelli di betulla da usare nella sauna durante l’anno;
-la raccolta del cardo e della felce: metterli sotto il cuscino assicura l’incontro con l’anima gemella;
-la ricerca del fiore della felce (dona potere e ricchezza);
-la raccolta delle erbe di S. Giovanni– in particolare la Veronica longifolia, la Prunella vulgaris, il Convolvolo, il Tarassaco (allontanano i ladri dalle case);
-l’immersione purificatoria in fiumi e laghi;
-la raccolta della rugiada.
Fra i riti più antichi ricordo:
–le ruote infuocate che simboleggiano il percorso discendente del sole. Nell’Edda il Sole viene descritto come “la ruota bella, risplendente” ed espressioni simili esistono anche nei Veda. L’intenzione primaria era quella di imitare il percorso del sole attraverso i cieli e dunque, per il principio della magia imitativa, conferirgli forza.
-la bruciatura delle vesti: le madri bruciavano le vesti dei figli malati gettandole nei falò;
Sacrifici rituali
Durante il Solstizio spesso venivano arse nel fuoco vittime umane, vegetali o animali. Il falò rappresentava il Sole e le vittime incarnavano lo spirito della vegetazione capace di guarire e rinnovare. Per questo le ceneri erano conservate in casa per un anno, sparse nei campi o mescolate alle sementi a scopo propiziatorio.
Bibliografia:
La religione degli antichi celti di J.A. MacCulloch. Tradizioni celtiche di Ward Rutherford. “Midsummer: Magical Celebrations of the Summer Solstice” di Anna Franklin.