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La festa di San Giovanni Battista 24 giugno: significato, riti, tradizioni fra acqua fuochi e streghe

La festa di San Giovanni Battista è la via simbolica della manifestazione che introduce gli esseri nella caverna cosmica.
A Roma nella basilica di S. Giovanni in Laterano i pavimenti dell’aula maggiore erano coperti di frutta, erbe e fiori; sull’altare, sotto un prezioso tronetto di cristallo di rocca sormontato da una statua d’argento del Battista, c’erano i chiodi di garofano chiusi in sacchettini di seta bianca. Il cardinale dopo averli benedetti li faceva distribuire al popolo “per la salute spirituale e corporale e affinché venissero amministrati agli infermi per ottenerne la guarigione, nonché alle donne in stato interessante per un parto felice“. Davanti alla basilica era allestito un mercato delle erbe dove si poteva trovare di tutto: l’aglio di San Giovanni per propiziare la fortuna, il biancospino, le spighette di lavanda, la mentuccia e l’iperico!
Per difendersi dalle streghe, che nella fatidica notte cercavano di entrare nelle case, s’intrecciavano rami di rosmarino, ginepro, olivo benedetto, lauro, fico e noce; oppure la gente lasciava un barattolo di sale e una scopa di saggina davanti casa. Si narra che le strìe fossero costrette a contare a uno a uno i granelli di sale e i fili di saggina della scopa ma non riuscissero mai a finire prima della mezzanotte, quando dovevano dileguarsi perché cominciava il giorno tutelato dal Santo. A Palermo le culle dei neonati erano addobbate con corone di fiori d’arancio, basilico, rosmarino e ruta. Le giovani contadine si strofinavano la saggina sulle labbra o ne bevevano l’infuso per conquistare il proprio innamorato.

Il culto di Fortuna
Nell’antica Roma il 24 giugno il popolo invocava la dea Fortuna e festeggiava fino a notte fonda, bevendo e divertendosi su barche inghirlandate di fiori. La Dea tutelava i culti agrari e il clima, sicché San Giovanni sembra averne ereditato le funzioni.

I fuochi di S. Giovanni
Nell’Isola di Man, in Irlanda, in Belgio così come in Piemonte e in altre zone d’Italia la notte del 23 giugno si accendevano dei falò per propiziare i raccolti, allontanare le sciagure (tempeste, incendi, siccità) e le malattie. Persino fra i berberi dell’Africa settentrionale esisteva questa usanza (festa di ànsara). I falò, come le ruote infiammate venivano accesi per sostenere simbolicamente il sole che iniziava il suo declino.

Le acque di San Giovanni
tradizioni notte di san giovanniLe acque di San Giovanni sono connesse al segno del Cancro, domicilio della Luna, che governa il mondo pre-formale. L’acqua è l’elemento connesso alla vita, alla purificazione e alla rigenerazione pertando diventa centrale nelle celebrazioni del solstizio dove si innesca un rinnovamento cosmico. In Normandia fino a qualche decennio fa ci si bagnava nella rugiada di San Giovanni per ringiovanire la pelle e preservarla dalle malattie. E in Russia le donne si immergevano nei fiumi per concepire figlie belli e sani.

Le streghe nella notte di San Giovanni
Secondo gli antichi romani le streghe erano uccelli simili ai gufi. Queste creature malvagie erano solite bere il sangue dei lattanti che rubavano dalle culle. Nel Medioevo assunsero fattezze umane diventando vecchie laide e repellenti che partecipavano ai sabba, si univano ai demoni e danneggiavano i raccolti e il bestiame con i loro malefici.
Fra le striges spiccava Erodiade la principessa che chiese a Salomé la testa del Battista, seguita da una scia di signore della notte: la Società di Diana. Accostare alla dea il nome di Erodiade svela il tentativo della chiesa di demonizzare i culti precristiani.
Anche il noce venne additato come l’albero delle streghe a causa di un rito che i Celti della Britannia svolgevano il 23 giugno, la preparazione di un liquore che sarebbe stato una panacea per tutti  i mali. Liquore che ancora oggi si fa in Val Padana durante la magica notte: il nocino. Secondo la tradizione per avere virtù guaritrici le donne devono staccare le noci con una lama di legno quando la drupa è ancora verde.
Durante la notte della vigilia  si beveva e si danzava e il sorgere del sole concludeva il “tempo del passaggio”, una sorta di capodanno. Chi desdiderava figli sani si intratteneva sui prati ricoperti di rugiada dalle virtù fecondatrici o si purificava saltando sui fuochi. Il 19 giugno 1753 un editto proibì quelle pratiche. Delle antiche usanze rimase il gusto di suonare campanacci, di schiamazzare e giocare alla morra mangiando le lumachine. Le loro corna erano il simbolo della discordia perciò “seppellirle” nello stomaco allontanava rancori e odi.
La lumaca ricorda la Luna nel suo ciclo perenne di morte e rinascita (i suoi cornetti si ritirano per poi ricomparire come il satellite scompare e riappare nel cielo). Sicché la lumaca è il simbolo di movimento nella permanenza e di fertilità analogamente alla porta solstiziale.

Bibliografia:

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