Nelle tradizioni orientali, la forza vitale è nota col nome di “Chi” (prana in sanscrito- Ti o Ki in hawaiano).
Il nostro Chi:
-è influenzato dai pensieri e dalle emozioni
-può deteriorarsi
-può essere rinforzato con la meditazione, l’esercizio fisico e la respirazione
Quando hai la netta sensazione di sentirti scarico e svuotato significa che il tuo Chi è debole. Magari dormi a sufficienza eppure sei stanco e poco produttivo.
Se pensiamo eccessivamente ad una situazione, a un problema, o ad una persona creiamo delle vere e proprie “corde energetiche”. Più questa corda diventa spessa più prosciuga la nostra energia come un vorace buco nero.
Chiediti: “quali corde ho creato?” Forse un progetto incompiuto che continui a rimandare, ti preoccupi per qualcosa che non puoi controllare, ti carichi di tutti i problemi di un amico, di un familiare, di una relazione…
Tutto questo crea una perdita del Chi, e prima deciderai di tagliare “quelle corde” prima l’energia vitale tornerà a scorrere in te.
Pensa solo per un momento, ad esempio, a come ti sei sentito dopo aver chiuso una relazione significativa. Quanta energia se n’è andata pensando e ripensando a quei trascorsi dolorosi? Quanta ansia e preoccupazione hai provato mentre cercavi di prendere le distanze da un lavoro opprimente?
Ecco, ora pensa al cosiderevole dispendio di Chi e agli effetti che ne sono derivati.
Nelle letture tarologiche il quattro di Spade è sempre un indizio importante di perdita del Chi, e nel momento in cui compare in una stesa consiglio alle persone una pausa rigenerante.
Ciò che ti sfinisce usurpando la tua energia e il tuo entusiasmo contribuisce a distruggerti: gli hai dato troppo potere.
Ricaricarsi è importante: fate esercizio fisico, dedicate del tempo a qualcosa che amate e vi appassiona, meditate, passate una giornata immersi nella natura respirando in modo profondo e regolare.
“Rimanendo equanime nella felicità e nel dolore, nel guadagno e nella perdita, nella vittoria e nella sconfitta, affronta la battaglia della vita.
Colui la cui mente non è turbata dall’ansietà durante il dolore né dall’attaccamento alla felicità; che è libero da affetti mondani, paure e collera- è davvero un muni che ha una saggezza stabile”.
Bhagavadgītā