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Torino esoterica

Piazza Statuto
statutoE’ considerato il punto più “oscuro” di Torino. Collegata a due vie antiche ossia il “decumanus maximus” e Corso Francia questa piazza anticamente si chiamava “Porta Segusina” e la sua posizione ad ovest era considerata particolarmente “infelice“. Qui venivano giustiziati i criminali e tumulati i defunti (da lì iniziava la necropoli).
Prese  il nome di “Valdocco” o “Vallis occisorum“. Nella piazza è possibile vedere il famoso monumento al  “Traforo del Frejus“. C’è chi in tale monumento vede le sofferenze patite dai minatori nel realizzare il traforo e chi vede nel genio alato sormontante l’opera lo stesso Lucifero. A sostegno di questa tesi vi sarebbero alcuni elementi: il genio alato ha una stella a cinque punte sul capo (ad oggi risulta rubata) è di colore scuro e con la mano sembra respingere i Titani-uomini. Un altro genio alato con una stella a cinque punte sul capo (anch’essa sparita) si trova all’interno della Mole Antonelliana.
In Piazza Statuto, considerata uno dei vertici della magia nera c’è inoltre un obelisco di modeste dimensioni con un astrolabio sulla sommità detto “guglia Beccaria” eretto in un punto geodetico in cui si snodava il meridiano terrestre “Gradus Taurinensis“.

Rondò della Forca
sangiuseppecafasso.jpg w=595Si trova poco lontano da Piazza Statuto, fra Corso Regina Margherita e Principe Eugenio ed è il luogo in cui  i francesi spostarono il patibolo e la ghigliottina. Qui operò San Giuseppe Cafasso che diede sostegno spirituale ai condannati a morte. L’ultima “forca” è conservata all’interno del Museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso, ove sono conservati anche i calchi in cera dei volti di alcuni spietati criminali dell’epoca, assieme a corpi del reato e manufatti di detenuti e malati psichiatrici. Le esecuzioni divennero così numerose che ad un certo punto i panettieri si rifiutarono di vendere il pane al boia. Lamentatosi dal re, quest’ultimo stabilì che “chi non desiderava il boia come cliente, sarebbe diventato cliente del boia“. Allora per disprezzo, i panettieri decisero di porgergli il pane al contrario ma un’ordinanza lo vietò (era di cattivo auspicio). Giunti a questo punto, i più coraggiosi si misero a cuocerlo a forma di “cubo” in modo che fosse sempre girato a testa in giù. Da qui, secondo la leggenda, nasce il pan carrè molto apprezzato dai francesi. L’ultimo boia fu Piero Pantoni che abitava al numero 2 di via Bonelli: fu una vera impresa per lui trovare un luogo in cui vivere, dato che nessuno voleva affittargli la casa. La vicina chiesa di Sant’Agostino era detta la “chiesa del boia” perché lì vicino erano sepolti i condannati a morte e i detenuti morti in carcere: qui l’aguzzino aveva un banco per pregare e si era guadagnato il diritto d’essere sepolto sotto il campanile. Le esecuzioni avvenivano secondo un preciso, macabro rituale: il condannato percorreva le vie della città su un carro mentre la campana municipale suonava, poi il sindaco della Arciconfraternita della Misericordia gli bendava gli occhi e veniva ucciso. L’ultima esecuzione ebbe luogo nel 1945: toccò alla sedicenne Marilena Grill fucilata dai partigiani perché considerata una spia.

Piazza delle Erbe o Piazza di Palazzo di Città
erbeVista con la meravigliosa installazione di luci natalizie non si direbbe fosse il “luogo principe” delle esecuzioni di streghe ed eretici. Tuttavia il 18 dicembre 1709 non ci fu un rogo ma uno “squartamento a coda di cavallo“; gli arti del condannato furono legati a 4 cavalli successivamente lanciati in corsa nelle 4 direzioni. I resti del cadavere furono appesi fuori dalle mura della città, uno per ogni punto cardinale. La testa fu collocata sulla “colonna infame” al centro della città affinché tutti potessero vederla. I resti furono bruciati e le ceneri sparse al vento. Il capo d’imputazione? Lesa maestà. Più che un’esecuzione pare un controrituale magico. Cosa avrà mai fatto Gianantonio Boccalaro un sarto di 23 anni residente a Caselle per meritarsi una fine del genere? Aveva realizzato una piccola bambolina di pezza con l’effigie del Duca Vittorio Emanuele II ed era reo di volerne procurare la morte attraverso l’uso delle arti magiche. Qualsiasi tentativo del giovane di discolparsi rimase lettera muta. Oggi questa bambolina esiste ancora: è archiviata all’interno del municipio come corpo del reato.  Al centro di Piazza Palazzo di Città  vi è un monumento dedicato al Conte Verde, cioè Amedeo VI di Savoia, fondatore dell’ Ordine del Nodo. L’antico nome “Piazza delle Erbe” deriva dal fatto che in passato le donne erano solite vendere lì i propri rimedi erboristici.

Piazza Solferino
Qui sorge la “Fontana Angelica” commissionata da Pietro Bajnotti a memoria dei genitori e inaugurata il 28 otsolferinotobre 1929. Nulla di strano, direte. E invece la “fontana della discordia”, che doveva essere collocata nei pressi del Duomo (ad est ove nasce il sole) incontrò la ferma opposizione dei religiosi a causa del simbolismo massonico. Vi sono quattro figure principali: due uomini (retro) e due donne, a rappresentare le stagioni. Ma proprio fra l’autunno e l’inverno si può notare una scena curiosa: un bambino sembra porgere un pescemedusa (simbolo di Cristo/Nuova Religione) ad un altro che ha le manine saldamente ancorate sulla testa di un ariete e pare avere i capelli “spiritati” come tanti raggi solari. Le due figure maschili secondo alcune interpretazioni sarebbero Joachim e Boaz, le due colonne del Tempio di Salomone separate al centro da un getto d’acqua, simbolo di trasformazione/iniziazione che allude, forse, alla Via Regale (vi è raffigurato il terribile volto di Medusa, la Guardiana). Il dio-sole-bambino che stringe l’ariete potrebbe rappresentare l’antica religione mitraica che rifiuta il cristianesimo.
Per terminare l’analisi della Fontana, le due figure femminili non rappresenterebbero solo la primavera e l’estate ma la conoscenza nascosta (in primavera i semi si nascondono timidamente nel sottosuolo) e quella manifesta, che offre i suoi frutti. In totale le statue sono quattro, come quattro sono le fasi dell’Opera Alchemica.

Piazza Castello
IMG_2707Orientata verso est è considerata un luogo energeticamente “pulito” forse perché era lì che veniva esposta la Sacra Sindone. Oltre ad ospitare le statue dei Dioscuri è la sede del Palazzo Reale, i cui giardini celano le famose Grotte alchemiche, che secondo la leggenda sarebbero in grado di materializzare i desideri ma anche le paure più profonde degli uomini. A Palazzo Madama operò il famoso astrologo Nostradamus assunto per soddisfare le curiosità di Margherita di Valois per l’alchimia o come vociferavano i più maligni, per curare la sua sterilità. Tornando ai Dioscuri: uno ha la stella a cinque punte sulla fronte, l’altro un pentacolo rovescio -a simboleggiare il fluire delle energie che muovono il mondo. Potrebbero essere Cautes e Cautopates i gemelli della mitologia greco-romana, anch’essi rappresentati con il berretto frigio e accompagnati da un cavallo come gli Ashvin. Gli Ashvin (“cavalieri” o “domatori di cavalli”), che appaiono in cielo sul loro carro all’alba e al tramonto erano i gemelli divini dei Veda, che nell’astronomia indiana sono collegati alla costellazione dell’Ariete, perché la loro madre sarebbe Hamal, la stella più luminosa della costellazione e loro stessi corrisponderebbero alle stelle beta e gamma dell’Ariete.
I gemelli Cautes e Cautopates erano raffigurati con due torce: quella di Cautes punta verso l’alto a simboleggiare l’equinozio di primavera (o secondo alcuni l’aurora); quella di Cautopates è orientata verso il basso e simboleggia l’equinozio d’autunno (o il tramonto).
Come sapete, secondo il mito, Mitra sgozza un Toro dal quale nascono tutti le piante e animali utili. Torino conserverebbe il segno indelebile dell’Antica Religione come dimostra anche la placca con i segni zodiacali presente nel Duomo, che segna solstizi ed equinozi. Da Piazza Castello è possibile suddividere la città in dodici linee immaginarie a formare dodici settori, uno per ogni segno dello zodiaco. Al settore dello Scorpione spetta la parte occulta di Torino, quella che comprende piazza Vittorio, via Po e la Grande Madre. Tuttavia la piazza è stata teatro di atroci esecuzioni: la più famosa si è svolta il 29 marzo 1558 quando fu impiccato e arso il pastore valdese Goffredo Varaglia.

Duomo di S.Giovanni Battista
meridianaA pochi passi dal Palazzo Reale si trova il Duomo dov’è custodita la Sindone. Quando è buio sull’edificio è possibile osservare una meridiana con i segni zodiacali di un bel colore dorato, posti in modo tale da segnare solstizi ed equinozi. La Sindone di Torino è un tessuto sul quale è visibile l’immagine di un uomo che porta segni compatibili con quelli descritti nella passione di Gesù. Il termine “sindone” deriva dal greco σινδών (sindon) che indica un ampio lenzuolo di lino. Le esposizioni pubbliche della Sindone sono chiamate ostensioni (dal latino ostendere, “mostrare”). Sottratta per ben due volte a devastanti incendi il dibattito sulla sua autenticità è ancora molto vivace. In molti a Torino sono certi che possieda proprietà taumaturgiche, tanto da guarire i malati e proteggere la città stessa dalle influenze nefaste.

Grande Madre
Costruita nel 1800 per festeggiare il ritorno dei Savoia dopo l’invasione napoleonica cela particolari gran-madre interessanti. Anzitutto il nome evoca il culto della Grande Madre evidente in Piemonte, che ospita molte statue di Madonne Nere. Alcuni ritengono che  in quel punto sorgesse un luogo di culto celtico, un bosco sacro. Sul frontone del Tempio si legge: “ORDO POPVLVSQVE TAVRINVS OB ADVENTVM REGIS”. Ma leggendo una parola e tralasciando l’altra diventa: “ORDO TAVRINVS ADVENTUM”. Si parla di un “Ordine del Toro” che secondo alcuni sarebbe ancora presente in città. E in effetti la Statua Velata della Fede posta all’ingresso, guarda dritta verso la Mole Antonelliana, che al suo interno ospita un Toro di cui vi parlerò in seguito. In una mano regge un libro, ad indicare la Sapienza, la Verità rivelata e sull’altra sorregge il Sacro Graal. La seconda Statua detta “la Religione” presenta due elementi decisamente insoliti:  è seduta sulla tiara papale e sulla sua corona è raffigurato l’occhio onniscente di Dio. A rendere ancora più oscura la faccenda arriva Nostradamus, che nelle sue Centurie  preannuncia: “in Europa, laddove incrociano i due fiumi e i Pirenei grandi monti traforerà…Romano potere sarà del tutto a basso”. In sostanza, seIMG_3308condo alcune interpretazioni della quartina, a Torino potrebbe aver fine la Chiesa Cattolica. La posizione della tiara papale pare proprio di pessimo auspicio. L’interno della Grande Madre è a pianta circolare e la cupola si rifà al Pantheon e alla chiesa parigina della Madeleine. Ma vi è un’ulteriore suggestiva leggenda che aleggia sul Tempio: sarebbe stato costruito dal principe Eridano, fratello di Osiride, che avrebbe fondato una colonia egizia a Torino introducendo il culto del dio Apis, raffigurato come un toro. Infine, il 21 dicembre, data del solstizio d’inverno a mezzogiorno in punto il sole colpisce il frontale superiore del Tempio coi suoi raggi. Curioso che fin dalla I Dinastia il toro/Apis fosse adorato quale simbolo della generazione e della forza fecondatrice e avesse fra le corna, proprio il disco solare, donatogli da Ra. E il sole non è l’elemento che col suo calore rende feconda la Terra? Il 21 dicembre era la data che segnava  la rinascita dell’astro e la vittoria della Luce sulle tenebre. Ma i culti legati al toro non sono solo maschili: il taurobolium era il sacrificio di un toro in relazione al culto della Gran Madre degli Dei (Cibele). Ora: se la Grande Madre (visto l’elemento della coppa), richiama un’energia femminile e la Mole maschile, tra questi due edifici posti sullo stesso asse potrebbe avvenire una sorta di incontro/scambio tra le due. Anche il Po e la Dora, che le leggende vogliono “maschio e femmina” simboleggiano questa fusione. E chissà, in un terzo punto potrebbe trovarsi il Graal. Nelle varie leggende sulla discendenza reale, il Graal, collegato a Maria Maddalena impersonifica l’utero ovvero il ventre entro il quale il sangue di Cristo si è tramandato mentre la lancia, con cui il centurione romano trafisse il costato di Gesù, rappresenta simbolicamente un elemento maschile. In massoneria: la squadra è femminile, il compasso maschile. La Stella di Davide (o Esagramma, “Scudo dell’Arcangelo Michele”, oppure Sigillo di Salomone) è l’esempio più  comune dell’unione dei simboli della Lama e del Calice in un unico emblema, a richiamare l’equilibrio tra le due forze.

Mole Antonelliana
cabiriaProgettata dall’architetto Alessandro Antonelli nel 1859 ospitò la statua del genio alato posto a protezione di Torino, “Tauriel”, (anch’esso anticamente aveva una stella a cinque punte sulla fronte) che è collocato in alto, davanti ad un’altra colossale statua, quella del sanguinario dio Moloch al quale i cananei sacrificavano i primogeniti al fine di aver perdonate le proprie mancanze. Tauriel in ogni caso, non ha un aspetto benevolo e anche la sua posizione lascia spazio all’immaginazione (il Nord è legato alla magia nera). All’entrata del museo del cinema c’è la statua del “Vitello d’oro“o meglio il toro Apis; sempre all’ingresso vi è un poster raffigurante Satana. Accanto a Moloch si trova un satiro dal ghigno malefico. Sulla cupola vengono proiettate immagini di diavoli e streghe assieme a scheletri spaventosi. All’interno si possono osservare piccole immagini 3D, tutte raffiguranti l’inferno, ad opera di Adolphe Block.

Palazzo Lascaris e via Lascaris
lascarisRealizzato nel ‘700 sfoggia orrendi mascheroni su ogni lato. Si dice che i nobili del luogo cercassero di scoraggiare i ladri. Sono presenti anche a Palazzo Madama e la loro valenza esorcistica è indislascaris2cussa. Se osserviamo i marciapiedi di via Lascaris, ex sede di una Loggia Massonica (oggi sita in Piazza Vittorio) notiamo delle aperture a forma d’occhio, a detta di molti, lucernai per segnalare la presenza di laboratori alchemici.

 

Portone del diavolo
6101370552_d7fa241a57_zIl proprietario del palazzo fu Giovanni Battista Trucchi di Levaldigi, benestante ma non così ricco da poter commissionare un’opera del genere. Subito i più maliziosi, sostennero che fosse stato forgiato dal Diavolo in persona. Osservando l’inquietante Medusa priva di pupille la sensazione non è delle migliori. E nemmeno il battente della porta è esaltante. Ma sono altri particolari della storia dell’edificio a colpire: a partire dall’ex numero civico, il 15 che nei Tarocchi corrisponde al Diavolo. E proprio in questo palazzo, furono stampati per la prima volta in Italia i misteriosi Arcani. Dentro a quelle mura avvennero ben due omicidi: quello della prima ballerina Emma Cochet (fine 1700), colpita da uno stiletto durante una festa in maschera (ironia della sorte il tema delle danze erano le anime dannate). Il secondo ad essere assassinato fu l’ ufficiale francese Du Perril. Il cadavere fu rinvenuto in un’intercapedine dell’edificio col cranio fracassato durante un restauro. In ogni caso le maschere e le leggende più inquietanti riguardano il Palazzo della Regione e le numerose sedi bancarie, quasi a ricordare il Vangelo di Luca: “Nessun servo può servire a due padroni od odierà l’uno ed amerà l’altro oppure si affezionerà ad uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire a Dio ed a mammona. (16, 13). Il potere della finanza e la corruzione dei politici, restano i due veri demoni dell’umanità.

Via Alfieri n.19
Qui è possibile osservare una porta finemente decorata che illustra alcuni simboli massonici.

Via Arsenale
Due figure demoniache fanno delle simpatiche linguacce agli edifici religiosi  che sorgono sul lato opposto della strada.

 

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