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Il potere delle Madri Irate

Oggi voglio farvi conoscere alcune antiche divinità femminili che rappresentano il potere indomito a volte terribile delle Madri irate.

Kali
kaliKali “la nera” è la dea madre Hindu, simbolo della dissoluzione e della trascendenza.
Distrugge l’ignoranza, mantiene l’ordine nel mondo, libera coloro che cercano la conoscenza di Dio. Nei Veda il suo nome è associato ad Agni, il dio del fuoco, descritto con sette guizzanti lingue di fiamma, delle quali Kali è la lingua nera e orribile.
Kali è raffigurata nuda (vestita di spazio) eccetto per una cintura di braccia umane tagliate fino al gomito e una ghirlanda di cinquanta teste umane mozzate. Le braccia rappresentano l’azione, e Kali indossa tutte le azioni, il lavoro potenziale.
I cinquanta crani richiamano le cinquanta lettere dell’alfabeto, lo stato manifesto del suono da cui la creazione ebbe origine.
Il suo aspetto è poco rassicurante: occhi minacciosi, lingua sporgente e quattro braccia.
-Con le due mani a sinistra impugna una spada insanguinata e  la testa di un demone.
-Con le altre minaccia e benedice gli uomini.
La lingua protesa di Kali è una manifestazione della sua natura terribile e divoratrice ma anche del suo potere sessuale. Il nome Kali viene dalla parola “kala,” o tempo: incarina il potere del tempo che divora tutto. Inoltre è la manifestazione del potere di Shiva, l’energia. Se la carnagione di Shiva è chiara, Kali ha il colore della notte oscura, del vuoto illimitato, un profondo blu-nero. La chioma fluente e selvaggia simboleggia la sua illimitata libertà primordiale.  Un’altra interpretazione suggerisce che ogni capello è un “jiva” (anima individuale) e che tutte le anime hanno le loro radici in Kali.
Kali ha tre occhi: il terzo rappresenta la saggezza.
kaliKali è adorata particolarmente nel Bengala e i suoi templi più conosciuti sono a Kalighat e a Dakshineshvara.
E’ adorata anche presso i terreni crematori. Luoghi spaventosi ma non per chi rende culto a questa Dea, colui che ha simbolicamente arso tutti i desideri mondani e non cerca altro che l’unione mistica con Kali.
Secondo il Tantrismo sedersi accanto ai cadaveri o meditare sulla morte, aiuta a trascendere gli “opposti” (buono-cattivo, amore-odio, etc.) molto velocemente. La tetra visione di un campo crematorio aiuta il praticante tantrico ad andare oltre gli attaccamenti del corpo.
Kali è una delle forme della Dea più incomprese. Mentre i Cristiani credono in un Dio che è solo bene e in un diavolo che è solo male, gli Hindu credono in un solo Potere Universale che va oltre il bene ed il male.
Kali è la piena immagine del Potere Universale e supera la dualità.
Nel tempo in cui nulla era stato creato, né il sole, né la luna, né i pianeti e la terra, quando l’oscurità imperava, allora la Madre, la Senza Forma, Maha Kali, il Grande Potere, era uno con Maha Kala, l’Assoluto. Ci sono molte forme di Kali.
I Tantrici adorano Siddha Kali per raggiungere la perfezione; Phalaharini Kali per distruggere i gli effetti del loro karma; Nitya Kali, la Kali eterna, per tenere lontane le infermità, le afflizioni e la sofferenza e per ottenere la perfezione e l’illuminazione.

Ekajati
ekajatiEkajati è una divinità irata del Buddismo tibetano. E’ raffigurata con un coltello ricurvo e un teschio. Si tratta di una delle divinità più fiere e potenti in grado di soggiogare i demoni.
E’ nota anche come Tara Blu protettrice dei mantra e “madre delle madri di tutti i Budda”. Aiuta i praticanti a decifrare i codici simbolici della dakini e detta i tempi delle rivelazioni.
Rimuove gli ostacoli sulla via dell’illuminazione, la paura nei confronti dei nemici e dona gioia.
La sua pelle è blu e porta i capelli raccolti in uno chignon rosso, ha tre seni, due mani e il terzo occhio. Ma può essere rappresentata anche con 12 teste e 24 braccia e diversi attributi (spada, kukuri, phurba, un’ascia, vajra). E’ nuda come la consapevolezza, salvo alcune nuvole bianche e la pelle di tigre intorno alla vita. La pelle di tigre è l’abito Siddha realizzato, ossia l’illuminazione senza paura. E’ ornata di serpenti e una ghirlanda di teste umane. Calpesta un mandala fiammeggiante di forma triangolare che rappresenta la saggezza. E’ circondata da un seguito temibile di demoni femminili Mamo che eseguono i suoi ordini. Ha un seguito di centinaia di lupe feroci. Possiede un arco per risvegliare i praticanti pigri: il volto è adirato e minaccioso. Desidera uccidere l’ego degli uomini per condurli al “dharmakaya” la realizzazione finale (il corpo ai suoi piedi è l’emblema della morte dell’ego). A volte mostra una lingua biforcuta e un solo dente.
Le sue grida sono penetranti e taglienti.

Machig Labdron
Machig LabdronE’ la fondatrice Tibetana dell’XI secolo della pratica del Chod rappresentata in forma divinizzata come una figura danzante, bianca e pacifica. Ha tre occhi, un damaru (tamburo) e una campana.
Il nome Machig è spesso tradotto come Unica-Madre, Luce di Lab – essendo Lab il nome del suo distretto natale.
Fu una mistica buddhista tibetana della corrente Vajrayana, considerata una reincarnazione di Tārā e l’iniziatrice di nuove pratiche dette gCod, volte alla recisione dei demoni (bdud kyi gCod yul). Il rito in sé comporta una danza, al suono di un tamburello e del Kangling ossia un flauto ricavato da un femore umano, in cui si offre il proprio corpo a tutti gli spiriti dell’universo. Talora letteralmente, visto che il rito si svolgeva nottetempo nei cimiteri frequentati da lupi che venivano a cibarsi di cadaveri e dei praticanti stessi.
I demoni (sanscrito: māra, tibetano: bdud) erano tradizionalmente quattro nel buddhismo mahāyana: quello degli aggregati, delle passioni, della morte e il demone delle divinità.
Per vincerli occorrono: la consapevolezza del vuoto, la compassione, il voto di bodhisattva e la devozione verso i maestri spirituali.
Machig oltre ai quattro demoni della tradizione, che definisce esterni, aggiunge altri quattro demoni interni: i demoni tangibili, i demoni intangibili, i demoni del compiacimento e i demoni dell’orgoglio (che sono la causa di tutti gli altri demoni, sia interni che esterni).

Palden Lhamo (Shri Devi) – Protettrice del Dharma  e del Tibet
Palden LhamoPalden Lhamo ossia “Gloriosa Dea” è l’unica protettrice del Dharma comune a tutte le quattro scuole del Buddismo Tibetano. Ha un aspetto feroce e cavalca un mulo. Attraversa un mare di sangue circondata dal fuoco della saggezza. La sua pelle è di color blu-scuro, ha tre occhi, un sole sull’ombelico e la luna sulla corona. Ha un ombrello fatto di piume di pavone (simbolo di protezione).
In Tibet è associata alla divinazione con i dadi. A volte è accostata a Sarasvati o Tara.

Goddess Kalaratri – La Notte Oscura
E’ la Dea che salva coloro che si sono persi nell’oscurità. Trasmuta gli aspetti ombra della personalità in saggezza e compassione. Il suo aspetto terribile spaventa tutti i demoni e i fantasmi che causano paura, ignoranza, dolore e sofferenza. “Kala” significa “tempo” e ricorda lo scorrere inevitabile della vita e la sua natura impermanente. Può dissolvere le paure più terribili, in particolare quelle della morte e dell’invecchiamento. Il suo colore è il bianco.

Morrigan
Il culto di Morrigan risale all’età del Rame: la “Grande Dea” governava i cicli di morte-rinascita, era maga e guaritrice.
I suoi simboli erano: la testa del corvo, i seni, il numero tre, l’arco e le frecce, le spirali serpentiformi, gli avvoltoi e i gufi.
Associata all’elemento terra e ai cicli lunari incarnava la triplice potenza necessaria a mantenere la vita.
Detta la Kali d’Irlanda rappresentava la vecchiaia, la perdita di vigore ma anche la saggezza.

Hel
Hel era la dea della morte e degli inferi nella mitologia norrena. Il suo corpo è per metà intatto e per metà decomposto a simboleggiare il dualismo bene-male che alberga in ogni essere umano.
Il suo nome deriva da “Helheim” uno dei nove mondi in cui sostavano le anime dei morti. Hel è anche il giudice delle anime e può decidere se far rinascere un uomo oppure condannarlo a vivere in un luogo oscuro e gelido per l’eternità (Hell in inglese significa inferno).
Hel rappresenta la fine e l’inizio,  gli aspetti più oscuri della vita e di noi stessi.
Nella pratica del Seidr Hel era invocata per compiere viaggi astrali, comunicare col mondo degli spiriti e divinare.

Maeve
Maeve era una Dea Guerriera d’Irlanda. Il suo nome tradotto significa “donna intossicata” infatti è associata all’intossicazione causata da erbe e sostanze che alterano la mente. Era la dea della fertilità, del potere personale e della terra.
Battuta ne “La razzia di vacche di Cooley” (un poema epico) accettò la sconfitta, continuando la sua vita, senza perdersi d’animo. Insegna agli uomini ad essere veri guerrieri, a vivere il presente e ad accettare i propri errori.
Le sue erbe sacre sono la farfara e la canapa.

Grande Brigitte
Grande Brigitte è una dea vodoun, la Guardiana delle Tombe, Loa dei cimiteri, del denaro e della morte. Può essere messa in relazione alla dea Celtica Brigit, in quanto il suo nome è di origine Irlandese ed è abitualmente descritta come una donna bianca. Il suo colore è il porpora ed il suo animale sacrificale è un pollo nero. E’ sposa di Baron Samedi. Brigitte è collegata strettamente all’Orisha Lukumi Oya/Yansa. I suoi alberi sacri sono l’olmo ed il salice. Nei cimiteri di Haiti la prima tomba di una donna è dedicata a lei.

 

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