Il dodicesimo arcano mostra un uomo appeso per un piede ad una trave. Sul piano materiale la posizione suggerisce l’impossibilità di agire e portare a termine qualcosa; sul piano spirituale, rappresenta un’altra visione della realtà. Nello yoga l’inversione spaziale del corpo aiuta le energie a circolare meglio. Se l’Appeso è privato del proprio corpo, le potenzialità mentali sono intatte. Nella sua situazione complicata, ha trovato una sorta di equilibrio. Tutta la scena suggerisce uno stato di sosta, accumulo, reclusione.
I due rami tagliati richiamano le linee genealogiche (materna e paterna), i problemi psicologici derivanti dalla famiglia di origine, i sensi di colpa, il castigo che ci si infligge da soli o il sacrificio al quale ci sentiamo condannati.
L’Appeso offre al lavoro interiore le inquietudini del proprio ego: la sua caduta è un’ascesi.
Il numero dodici simboleggia la difficoltà, il valore e l’insegnamento dell’iniziazione. Rinvia al compimento di un ciclo, alla sofferenza di una prova necessaria per crescere. Il dubbio è sempre costruttivo se deriva dalla volontà di comprendere.
Sul piano psicologico allude al sentimento di esclusione e di impotenza. L’Appeso perde i mezzi d’azione ma acquista forza dall’introspezione. Può rappresentare anche il ritiro o il sacrificio del saggio al fine di raggiungere l’Illuminazione.
In una stesa l’Appeso chiede di esaminare più a fondo un progetto, una questione, di ascoltarsi, di guardare le cose da un’altra prospettiva ed essere forti. In genere avverte che ostacoli e ritardi sono dettati dalla divina provvidenza. E’ un arcano di fede, accettazione, abbandono. Le trasformazioni con questa carta avvengono in modo lento, interiore. Talvolta segnala ispirazioni di origine spirituale, l’inizio di un processo introspettivo benefico.
Al negativo può alludere a un blocco, all’incapacità di agire, alla sensazione di essere privi di via d’uscita, ad una stagnazione dolorosa. Può simboleggiare delusioni, distacco dalla realtà, un sacrificio inutile, prove vissute male, solitudine, l’incapacità di riconoscere le proprie colpe, confusione mentale, il sentirsi abbandonati. Se la situazione di incatenamento deriva da errori precedenti, qui vi è l’opportunità di aprirsi, risvegliarsi, capire.
Domande dell’Arcano:
Cosa devo sacrificare?
Cosa devo offrire di me stesso?
Su cosa devo fermarmi a riflettere?
Cosa devo ascoltare?
Dov’è diretta la mia ricerca interiore?
Cosa mi trattiene dall’agire?
Che prova devo affrontare per crescere?
Parole chiave:
Attesa, immobilità, autolesionismo, segreto, capovolgimento di prospettiva, non scegliere, riposo, malattia, analisi albero genealogico, circostanze della gestazione del consultante, sacrificio, preghiera, dono di sé, meditazione profonda, forza interiore.
Bibliografia: