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Il fascino dell’esoterismo in Europa

Arte e magia

Silenzio. Fate silenzio.

Mettete a tacere la voce della ragione e lasciate che siano i sussurri dell’inconscio a guidarvi lungo questa fantastica mostra a Palazzo Roverella (Rovigo).
Permettete a demoni e streghe, sfingi e vampiri di condurvi nei luoghi più oscuri dell’animo umano, alla scoperta di un periodo fra il 1880 e il 1925, durante il quale l’interesse per l’esoterismo riemerse inondando con le sue suggestioni misteriche le arti figurative, la letteratura e l’architettura del Vecchio Continente. Nascevano così correnti artistiche come il Simbolismo e nuove teorie come la psicoanalisi, accomunate dallo stesso desiderio di indagare l’occulto, il sogno e l’inconscio. Coerentemente con il significato della parola esoterismo (insieme di dottrine occulte i cui segreti non devono essere rivelati dagli iniziati) la struttura della mostra è ispirata a un percorso di iniziazione lungo il quale ogni sala corrisponde ad una tappa di preogressivo svelamento.
Ecco il perché dell’iniziale invito al silenzio, condizione necessaria per accedere alla seconda sezione, dedicata all’architettura esoterica e alle mostre parigine de la Rose+Croix. Il visitatore potrà osservare diavoli, streghe e creature della notte per poi addentrarsi nei fenomeni psichici. E fra i fantasmi, naturalmente: la moda delle sedute spiritiche anticipò quella per l’Oriente e le sue religioni, dottrine che portarono anche alla fondazione di Monte Verità, comunità utopica dove si praticarono nudismo, veganismo e amore libero.

Sala 1 Invito al silenzio
La prima sala racchiude un insieme di opere che invitano al silenzio con gesti simbolici: il dito, o le mani a sigillare le labbra, una postura che faceva parte del rituale delle sacerdotesse di Iside, e dell’antica rappresentazione greco-romana del dio egizio Horus, custode della Sapienza che, nelle statue poste all’ingresso dei templi, invitava i fedeli a non rivelare i misteri iniziatici. Grazie al propagarsi delle dottrine esoteriche, alla fine dell’Ottocento il gesto assunse un notevole rilievo in ambito simbolista, nella cui iconografia veniva attribuito a donne velate o sfingi.

Louis Welden Hawkins, Un velo.

Sala 2 L’architettura esoterica: templi e altari
Il tempio nella mostra è inteso nel suo significato letterale di concreto e tangibile monumeto architettonico. Un genere che il Simbolismo contribuì a riportare in auge, come testimoniato dal moltiplicarsi in quegli anni di progetti dedicati a opere dello spirito in cui la finalità simbolica prevaleva sulla mera funzione. Cesare Bazzani, Johannes Mathieu Lauweriks e Bruno Taut restituirono importanza ai simboli e significati arcani nella redifinizione di templi, altari e monumenti commemorativi.

Sala 3 Rose+Croix
Joséphin Péladan è uno dei padri del Simbolismo. Occultista, romanziere, filosofo, dopo aver cambiato il suo nome in Sar Mérodack, era solito passeggiare per Parigi vestito da mago, con una vistosa barba in stile assiro, dovuta, a suo dire, dall’essere discendente diretto del re di Babilonia. Per tutta la vita si batté per restituire all’arte una sacralità che riteneva perduta: decise di fondare i suoi Salon de la Rose+Croix come spazio alternativo in cui rovinare il realismo e restituire all’arte il suo mistero. Alle sei affollatissime esibizioni parteciparono Fernand Khnopff, Ferdinand Hodler, Jan Toorop, Jean Delville, Carlos Schwabe e diversi italiani, tra cui Gaetano Previati.

Il primo manifesto dei Salon fu realizzato da Carlos Schwabe e mostra una donna immersa nel fango (incatenata dalle sue basse pulsioni) desiderosa di elevarsi spiritualmente. E’ intenta ad osservare due figure che rappresentano la purezza e la fede. La luce e fiori di loto accentuano la sacralità della scena e invitano lo spettatore a distaccarsi dal materialismo.

Sala 4 Monte Verità
Un gruppo di giovani nel 1901 fondò sulle colline di Ascona, la cooperativa individualista vegetabiliana Monte Verità, per creare uno spazio alternativo dove sfuggire alle regole di una cultura dominata dalla ragione. Una comunità utopica basata sul veganismo, il nudismo, l’elioterapia, lo yoga e l’amore libero che sosteneva l’emancipazione della donna. Un luogo che accolse fra l’altro, Jung, André Gide, Hesse, Paul Klee, Krishnamurti e Rudolf Steiner.

Marianne von Werefkin, Fuochi fatui.

Sala 5 La notte e i suoi invitati
Il rifiuto della vita massificante e alienante delle metropoli portò per reazione, all’esaltazione di tutto ciò che era selvaggio, animalesco, notturno. La foresta diventò il paradigma di un regno non civilizzato, dominio di figure indistinte. Al calare delle tenebre, nelle radure boscose delle opere simboliste si possono incontrare spettri, vampiri e tutte quelle bestie le cui sembianze potevano essere assunte dalle streghe: civette, lupi, corvi, rospi, pipistrelli. Alfred Kubin, Alberto Martini, Auguste Rodin ed Edvard Munch fanno della sala una vera e propria “Arca della stregoneria” nella quale radunare tutti gli animali associati al maligno.

Eugène Grasset, Tre donne e tre lupi.

Louis Ricardo Falero, La Strega.

Sala 6 Diavoli, Streghe e Maghi
Il cuore della mostra racchiude l’affascinante rappresentazione del demonio e dei suoi servitori ad opera di artisti come Odilon Redon, Ranson, Grasset, Albert von Keller. Dai dipinti emerge un bisogno di trascendenza e di mistero che ravvivò l’oscura fascinazione per la magia nel secolo dei Lumi. Al diavolo, iconograficamente furono associate tre principali tipologie femminili: Eva, le amanti del diavolo e la strega.

Louis Chalon, Circe.

Sala 7 Spiritismo
L’affermarsi del Simbolismo coincise con la nascita dello spiritismo, i cui primi esperimenti, intrisi di mesmerismo e biomagnetismo vengono fatti risalire al 1848. Il mondo artistico iniziò ad indagare la mente umana e l’inconscio, la trance medianica e la scrittura/disegno automatici, ovvero guidati da spiriti che si servivano dall’artista-medium come tramite. Se a questo si aggiunge lo sviluppo della fotografia spiritica, che si riteneva fosse in grado di immortalare fluidi ed ectoplasmi, si spiega il successo che lo spiritismo conobbe tra i simbolisti e la borghesia chic fin de siècle. Il tavolino da séance è un pezzo unico realizzato da Thayaht, a cui si aggiungono le opere di Josef Vachal e di von Keller.

Sala 8 Ex Oriente Lux
In questa sala si scorge una luce densa di misticismo, che irradiandosi dal lontano Oriente, e poggiando sulle fondamenta del consenso sempre maggiore di cui godevano la teosofia, fece riverberare in tutta Europa una passione per le filosofie e le arti primitive orientali: si spiega così il vivo interessamento per il buddismo, lo yoga, il tantrismo e gli animismi tribali di chi, in quegli anni, fuggiva dalla razionalità della cultura occidentale alla ricerca di un mondo nuovo, esotico, sincretico. Artisti come Diefenbach e Sascha Schneider desideravano combinare l’universalità delle forme all’universalità dello spirito.

Sascha Schneider, Astarte.

Sala 9 Archetipi e forme ancestrali
La passione per l’Oriente e il bisogno di allontanarsi da una rappresentazione definita della realtà portò ad un’evoluzione in campo pittorico. Un cambiamento innescato dalle teorie teosofiche e antroposofiche che, predicando l’assenza di confini tra corpo e anima contribuirono alla creazione di un vocabolario delle forme simboliche dal forte rimando archetipico. Paul Klee e Kandinskij ne furono i precursori.

Vassilij Kandinskij, Rot in Spitzform (Rosso in una forma appuntita). Il Rosso richiama l’aggressività, alla quale si contrappone il giallo, la ragione e il blu la spiritualità.

Sala 10 Psyche, Cosmo, Aura
La credenza teosofica che il corpo emetta auree spirituali; la nascente psicoanalisi, con la sua attenzione alle sfere marginali del sogno; la nuova teoria delle onde elettromagnetiche diedero innumerevoli spunti agli artisti che si ribellavano alla convinzione che l’arte dovesse imitare la realtà materiale, certi che si potesse dare forma e colore a quelle vibrazioni, del cervello e dell’anima, percepibili soltanto attraverso i sensi interiori. La luce fu l’elemento a cui si ricorse in ambito artistico per rappresentare fenomeni psichici e invisibili come auree, emanazioni e raggi luminosi. Giacomo Balla, Piet Mondrian, Romolo Romani, Frantisek permettono di cogliere quest’universo impalpabile attraverso le loro opere.

Piet Mondrian, Filare di undici pioppi in rosso, giallo e blu. L’albero qui è associato alle teorie teosofiche di evoluzione dell’anima umana.

Scoprite altre immagini della mostra sul mio profilo instagram!

Bibliografia:
Francesco Parisi “Arte e Magia”

Mostra:
Palazzo Roverella, Rovigo, fino al 27/01/2019
Tel. 0425-460093
Sito web: palazzoroverella.com

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