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Calendimaggio

Beltene o Calendimaggio in origine era una festa dedicata al dio solare celtico Beli e celebrava la fertilità della natura. La notte fra il 30 aprile e il 1° maggio conosciuta anche come “Cètsamain” venivano accesi grandi falò propiziatori.

Gli Slavi della Carinzia il 23 aprile festeggiavano San Giorgio tagliando un albero e portandolo in processione insieme ad un fantoccio ricoperto di fronde di Betulla. “Il Verde giorgio” veniva poi gettato nell’acqua per assicurare raccolti abbondanti.

Sono riti che celebrano il rinnovarsi cosmico. La fortuna, l’opulenza, la giovinezza eterna, tutto ciò che è vivente e creatore è concentrato nelle erbe e negli alberi. La continua rigenerazione si formula per simboli vegetali.
La primavera fa risorgere la vita e tutte le forze della creazione ritrovano il loro vigore iniziale, tutto comincia di nuovo.

A Calendimaggio si celebra il Sole trionfante: la notte della veglia incarna un periodo di passaggio e si entra in comunicazione con il mondo infero e dei morti. Le anime dei morti hanno sete di esuberanza biologica, di ogni eccesso organico perché il traboccare della vita compensa la povertà della loro sostanza. Le forze generatrici esasperate, provocate, sollecitate dai riti attirano i defunti, invocati a proteggere i raccolti e le sementi. Le danze in onore della Grande Madre, che dominava vivi e morti, si chiudevano con l’espulsione rituale di questi ultimi e l’avvento della nuova vita.

Col Cristianesimo alla Regina della primavera  si contrappose la Regina del cielo (non a caso maggio è il mese della Madonna) e l’albero di maggio fu sostituito con la Croce di Maggio.

 

Bibliografia:

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