L’esistenza del concetto di destino si oppone al libero arbitrio. Le civiltà antiche temevano la sorte ma allo stesso tempo, cercavano un ordine universale e delle spiegazioni che collegassero ogni evento. I casi della vita e della morte erano prestabiliti dagli dei o altre entità.
Secondo le principali tradizioni esistono tre tipi di destino:
-Destino bruto: si attua senza intervento esterno;
-Destino individuale: determinato dalla volontà e dalla coscienza della persona;
-Destino del karma: risultante dal risultato dei comportamenti.
Ammettere l’esistenza del destino significa rimettere in discussione la libertà umana e il valore delle proprie azioni.
Per i Greci il destino era al di sopra degli dei e veniva stabilito dalle Moire (Parche per i Romani). Tuttavia si poteva cercare di prevederlo tramite gli oracoli.
Le principali religioni monoteiste, sebbene si basino su profezie, considerano la divinazione (intesa quale metodo per prevedere gli eventi futuri) un atto sacrilego perciò ne vietano qualunque forma.
Quasi tutte le credenze giungono alla conclusione che le prove alle quali una persona è soggetta puntano al suo miglioramento.
Jung affermava che il destino era determinato in larga parte dai contenuti inconsci di una persona.
In Egitto la dea del parto era Meskhenet e stabiliva il destino del bambino appena nato; le Hator erano sette fate madrine che rivelavano il destino delle persone più importanti (ad esempio Cleopatra).
In Germania le tre filatrici che stabilivano il destino umano erano le Norne.
In India, Lakshmi personificava la provvidenza, la fortuna, il destino benigno.
Gli Yohualteuctin erano le nove divinità azteche che governavanola sorte. In Cina, Cheu-sing era il dio della Longevità e segnava la morte delle persone sulla base dei loro comportamenti. Il Grande Imperatore del Picco dell’Est invece determinava l’esistenza di ogni animale e uomo dalla nascita alla morte.
Bibliografia:
Lux