Simbologia planetaria: Sole
Il vischio è un amuleto contro le disgrazie e gli influssi negativi. Guai però a raccoglierlo con le mani, specialmente con la sinistra, altrimenti porta sfortuna.
Il suo nome deriva dal latino Visculum, che si rifà al sostantivo “vis”, ossia forza.
I Celti credevano che nascesse là dove era caduta la folgore, per questo divenne il simbolo di una discesa della divinità e dunque di immortalità e rigenerazione.
I Druidi lo raccoglievano nei boschi di rovere con una falce d’oro. Siccome gli attribuivano numerose proprietà curative, lo immergevano nell’acqua e poi la distribuivano ai malati. Non a caso, nella lingua irlandese “uileiceadh”, ossia vischio, significa “che guarisce tutto”. Quando cresceva su un albero di quercia, “la regina” della foresta, evocava la fusione del principio maschile con quello femminile, così fu impiegato per celebrare le unioni d’amore. Secondo la mitologia norrena Baldr, dio della bellezza e della luce, fu ucciso da Loki con una freccia di vischio. Incapaci di sopportare il dolore, i suoi genitori- Frigg e Odino- lo risuscitarono. Decisero di trasformare il vischio in una pianta sacra, simbolo dell’amore che vince ogni cosa. Per questo, più tardi, divenne attributo di Freya, la dea dell’amore e della fertilità. In Svezia, nel giorno di San Giovanni, le persone erano solite costruire delle bacchette divinatorie con i rametti di vischio. Chi voleva trovare un tesoro doveva mettere la sua bacchetta per terra dopo il tramonto. La bacchetta si sarebbe mossa individuandolo.
Se il vischio raccolto durante uno dei due solstizi scopre l’oro è della stessa natura del Sole, che a sua volta non è solo l’astro, ma la manifestazione visibile della divinità. Nel sacro bosco di Diana, sarebbe diventato sacerdote soltanto chi fosse riuscito a prendere “il ramo d’oro” dopo aver superato un complesso rituale. Nella Cristianità, il vischio è diventato l’emblema del Cristo.
Dal vischio deriva l’aggettivo vischioso, per indicare una sostanza appiccicosa. Sicché alcuni poeti, dal Petrarca al Poliziano, s’ispirarono alla pianta per alludere all’inganno, all’insidia ma anche all’attrazione amorosa per la quale un uomo rimane avvinto a una donna. Il vischio fu rinvenuto anche all’interno di alcune tombe nello Yorkshire: sacro a Proserpina, avrebbe aperto le porte dell’Ade.
Usatelo per: preservare la salute e favorire la fertilità, proteggervi dalla sfortuna, allontanare le energie negative dalla casa, rendere salde le unioni amorose, ritrovare forza ed energia.
Pietre da associare al vischio: eliotropio, quarzo ialino, pirite, pietra del Sole.
Bibliografia:
Florario di Alfredo Cattabiani