Simbologia planetaria: Saturno – Plutone
Il Giusquiamo nero (Hyoscyamus niger) fece la sua comparsa nella letteratura greca col nome di apollinarix o pianta del dio Apollo. Le popolazioni pre-Indoeuropee lo utilizzavano come erba rituale.
In Australia, i semi di giusquiamo, sono stati ritrovati in numerosi corredi funebri. Presso gli Indoeuropei prese il nome di bhelena o “erba della pazzia”. Nella lingua proto-germanica il giusquiamo era noto come “bil” che significa “allucinazione” ma anche “potere magico” ( forse in onore della dea lunare Bil o fata dell’henbane).
Gli Assiri per proteggersi dalla magia nera preparavano un incenso rituale composto da zolfo e semi di giusquiamo.
In Persia, il giusquiamo era l’ingrediente principale per compiere i viaggi negli Altri-mondi.
I Celti lo consacrarono a Belenus, il dio oracolare del Sole, mentre i Vichinghi lo impiegarono nei rituali di sepoltura. Nel Nord America gli indigeni adoperavano la pianta in modo simile alla Datura. Durante il Medioevo si usava per preparare l’unguento delle streghe e i filtri d’amore. Secondo una leggenda indossare tre foglie di giusquiamo cancella ogni diffidenza nelle persone, rendendole disponibili ad esaudire le proprie richieste. L’Hyoskyamos purtroppo è passato alla storia come pianta degli avvelenatori.
In medicina è utile contro l’asma e i disturbi nervosi, come analgesico, per la cura dei dolori articolari, come sedativo e narcotico. In Cina si usava per trattare la malaria, i disturbi della pelle e la dissenteria. Foglie e fiori sono usati tutt’oggi per curare gli spasmi allo stomaco, l’asma, i reumatismi, le convulsioni, il mal di denti. Nel IX secolo lo usarono per preparare la “spongia somnifera” la prima forma di anestetico.
Non fornirò alcun incanto che preveda l’utilizzo del giusquiamo perché contiene iosciamina, scopolamina e atropina. Nelle dosi sbagliate è potenzialmente letale.
Bibliografia:
Florario. Miti, leggende e simboli di fiori e piante di Alfredo Cattabiani