Dhumavati

Dhumavati “Colei che dimora nel fumo” ed è associata all’assenza della luce lunare.

Possiamo riconoscerla:
-nell’illusione del mondo
-nelle persone senza fissa dimora
-nelle vecchie case
-nei laghi prosciugati e deserti
-nella depressione e nella mancanza di speranza
-nel lutto
-nella pura esperienza del presente
-nei periodi in cui tutto sembra bloccato

Incarna l’aspetto terrifico di Devi e viene raffigurata come una vedova anziana. Accompagnata da un corvo si eleva nei campi crematori. Evoca il vuoto cosmico precedente e successivo alla creazione e rivela la conoscenza suprema dell’universo oltre la dualità. Insegna a trascendere le apparenze nella ricerca delle verità interiori.
Può donare i “siddhis” (poteri psichici), la risoluzione dei problemi, la salvezza (moksha), la sconfitta dei propri nemici.
E’ di aiuto ai membri dimenticati della società quali ad esempio, vedove, asceti e  praticanti del Tantra.
Nel tempio di Varanasi è considerata una divinità protettiva, anche se il suo culto si svolge in forma privata e personale nelle foreste e nei campi di cremazione. Il suo messaggio è chiaro: anche il sonno dello yogi è necessario al suo risveglio.
Il suo mantra “Dhum Dhum Dhumavati Svaha“, ripete la sillaba seme “Dhum” mentre il suo Yantra crea un “fumo protettivo” che isola i devoti dalla negatività e dalla morte. Le pratiche del suo culto prevedono il distacco dai pensieri, vestire di nero, meditare sul silenzio primordiale e il vuoto.

Viene invocata per:
-sperimentare il distacco dall’ego
-sopportare l’emarginazione
-accettare l’invecchiamento
-superare la disapprovazione
-comprendere le benedizioni della perdita
-scoprire la libertà nel lasciar andare
-trascendere la sensazione di non valere nulla
-avere compassione per i deboli, gli anziani e gli ammalati
-ottenere la saggezza e l’ironia  dell’età avanzata
-sperimentare l’assenza di pensieri nella meditazione